Dalla Puglia le sommelier e le chef consigliano gli abbinamenti e i piatti ideali delle feste, tra racconti personali e tradizioni di famiglia
Natale si avvicina e abbiamo immaginato di invitarvi tutti alla tavola delle feste in Puglia e potervi raccontare storie di vini, cibi e abbinamenti del cuore dalla voce diretta di chi sceglie e abbina i vini con grande abilità e in armonia con i piatti, e di chi in cucina mixa sapori e aromi con grande fantasia e bravura. Sono le sommelier e chef, Donne del Vino che per lavoro con passione dedicano massima attenzione e studio al mondo del Vino, tra le figure chiave per la diffusione della cultura del buon bere.
Per la tavola delle feste cosa piace proporre ai propri ospiti, quale vino regalerebbero o che non dovrebbe mancare per ricreare la giusta atmosfera di festa, come scelgono un vino da abbinare e quali emozioni ne suscita l’assaggio, il vino del cuore e l’abbinamento perfetto con il proprio piatto preferito: consigli, suggerimenti, ricordi di famiglia delle sommelier Gianna Dimagli, Lucia Leone, Francesca de Leonardis, Stefania Carlucci, Betty Mezzina, Natasa Zdravkovic, Antonietta D’Onghia e della personal chef Marina Saponari.
Mettetevi comodi e prendete posto alla “Tavola delle Feste Natalizie con Le Donne del Vino di Puglia“. E Buone e gustose Feste a tutti!
“Per una Sommelier, la scelta di un vino destinato al consumo personale e il consueto abbinamento al cibo è spesso un percorso complesso, poiché abbraccia e al contempo può contrapporre la tecnica, l’esperienza, il condizionamento emozionale e la consapevolezza di ciò che quel nettare rappresenta, quale piacevole e peculiare espressione di un territorio, di una storia, di una cultura. Nell’esperienza sensoriale, quindi, è necessario muoversi a piccoli passi. E preliminarmente, si impone un fondamentale distinguo: vino da meditazione o occasione di abbinamento al cibo? Esplorando la seconda opzione, ecco che entrano in gioco la sensibilità e l’intuito psicologico del Sommelier, che deve tenere debitamente in considerazione il contesto nel quale il vino si presenta. Cena conviviale? Pranzo d’affari? Serata di degustazione tra intenditori?
Si comincia a parlare di abbinamento psicologico. Ed è per arginarlo che entra in campo il cibo, prezioso alleato in un coacervo di reciproche valorizzazioni basate su compenetrazioni gusto-olfattive, concordanze e contrapposizioni. Infine, si legge in filigrana quel gusto personale eccezionalmente concesso al tecnico che, per una volta, è impegnato a scegliere per sé una bottiglia di vino.
Il privilegio consiste nel poter evocare un territorio suggestivo come quello delle Langhe in un calice di Barbaresco accompagnato da faraona al tartufo, o specularmente proiettarsi tra le grandi distese e i contrafforti rocciosi dello Stellenbosch con un semplice sorso di Pinotage. Stando all’imminente festività natalizia, tale privilegio concede un viaggio nella Terra Sacra che visse la Natività, in un percorso che si dipana dalle alture di Galilea alle vallate che cullano i vigneti di Cabernet, Grenache, Syrah, Chardonnay. Ed è piacevole immaginare, sorseggiando quella primizia, che anche quelle uve siano state testimoni di un evento che ha cambiato il mondo.”
Gianna Dimagli, sommelier e degustatore ufficiale AIS
“E’ la pietanza che mi guida nella scelta: dico una ovvietà, soprattutto parlando a lettrici che hanno grande e consolidata esperienza, se ricordo a me stessa che un pesce grasso richiede un bianco strutturato o che i frutti di mare crudi vanno accompagnati da un bianco, magari una bollicina, che ne esalti i sapori e la cui individuazione varia a seconda della tipologia del frutto di mare; una cosa è accompagnare delle ostriche, altra cosa è abbinare il vino ad un piatto di ricci… Medesimo discorso vale per i rossi.
Le emozioni sono di varia natura, anche se essenzialmente riconducibili a due categorie:
– per un verso, la capacità di un profumo di richiamare da quello che chiamo “sgabuzzino della memoria“ i miei ricordi d’infanzia, realizzando poi un processo di attualizzazione di quei ricordi per associarli a sensazioni provate da adulta;
– per altro verso, l’avvertire quasi il dovere di comprendere quali sacrifici e quali storie si trovano all’interno di un calice e del percorso fatto dal suo produttore prima di arrivare alla meta.
Una tavola imbandita per le Festività non può non vedere presenti tanto una bollicina (il cui brio si intona all’atmosfera spensierata delle Festività) a base di bombino bianco quanto un passito con cui concludere il pasto accompagnando i dolci di rito (dolci di mandorle o cartellate), magari un Moscato di Trani.
Adoro l’agnello della Murgia in agrodolce accompagnato da un calice di Nero di Troia: il mio palato non conosce di meglio…”
Francesca de Leonardis, assaggiatore Onav, consulente ed organizzatrice di eventi di cibo e vino.