Sostenibilità del vino è un tema caldo di cui oggi si discute ampiamente in Italia e nel mondo, non solo in funzione dell’ambiente, ma anche in prospettiva aziendale per implementare l’export ed i risultati economici. Ce ne parla Elena Roppa, che ha recentemente presentato una relazione sul tema ad un Convegno.
In un incontro a Gorizia alla fine di Novembre dal titolo “Vesti di verde il tuo vino”, sono state raccolte alcune testimonianze di produttori ed operatori del settore riguardo la sostenibilità del vino, intesa come sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tra i testimonials presenti Marco Caprai (Azienda Arnaldo Caprai, Montefalco) e Charles Louis De Noue (Domaine Leflaive, Borgogna) che hanno raccontato la loro esperienza diretta nell’implementazione di protocolli “green”, anche in funzione del marketing aziendale.
Dagli organizzatori del Convegno, la Provincia di Gorizia in collaborazione la società EFrame, mi è stato chiesto di presentare una relazione sul tema dell’utilità delle etichette ambientali o “ecolabel” in funzione del marketing internazionale e della crescita del business aziendale.
Oggi in Italia, nel settore del vino, si parla tanto di “sostenibilità”, anche se bisogna chiarire subito due importanti punti: il primo riguarda il fatto che sul concetto di sostenibilità ambientale nella filiera vitivinicola si discute da quasi trent’anni, ma l’Italia è tra gli ultimi paesi ad interrogarsi su questo tema; il secondo è che esiste una sostenibilità di facciata e una sostenibilità che è invece parte integrante della filosofia aziendale e quindi bisogna discernere tra le due modalità per chiarire il campo d’azione.
Le ricerche condotte fino ad oggi da Enti ed Università sulle aziende vitinicole italiane, infatti, mettono in evidenza come il tema della sostenibilità ambientale in molti casi è considerato accessorio o addirittura come vuoto contenitore da riempire grazie ad una comunicazione aziendale di facciata. Proprio queste modalità di interpretare un tema così importante come l’ambiente, il futuro ed il benessere delle persone, non permette di trasmettere veri valori ai consumatori, che sostanzialmente non hanno gli strumenti per preferire un vino con etichetta ambientale rispetto ad un vino convenzionale.
C’è da dire, inoltre, che il concetto di sostenibilità nella filiera del vino in Italia ed in altri paesi del mondo, è un concetto ancora poco chiaro e non definito. In Italia esistono una quindicina di certificazioni da parte di enti terzi o private, come rilevato dal Primo Report sulla sostenibilità in viticoltura del 2014, che possono essere appannaggio dei viticultori. Tra queste anche il protocollo del Ministero dell’Ambiente, denominato V.I.V.A., aperto a tutte le aziende vitivinicole dal 2014 e che ad oggi conta l’adesione di 26 cantine di tutta Italia: ancora poche per poter comunicare in maniera uniforme uno stile di sostenibilità su tutto il territorio nazionale.
Dal punto di vista del consumatore, a parte le problematiche da risolvere relative alla corretta comunicazione esterna della singola azienda e all’adesione a protocolli comuni, le ricerche condotte fino ad oggi segnalano come sia in Italia che all’estero, il tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica è uno di quei trend destinati a consolidarsi nel prossimo futuro.
Già oggi, ad esempio, il consumatore italiano è più incline a scegliere un vino comunicato come “sostenibile” rispetto ad altre certificazioni come “biologico” o “biodinamico”: le persone, infatti, nella maggior parte dei casi associano “sostenibile” con “natura” e prediligono prodotti “naturali”.
Per quanto riguarda i paesi esteri, e quindi l’utilità di una certificazione di sostenibilità in funzione dell’export, eclatante il caso dei paesi del Nord Europa: in Svezia, per esempio, il Systembolaget (monopolio centralizzato di stato che detta le regola di importazione dei prodotti alcolici) ha implementato un piano pluriannuale che dal 2016 e nei prossimi anni a venire prediligerà i vini con etichetta ambientale o che seguono criteri certificabili di sostenibilità ambientale e sociale, tra i quali il peso della bottiglia che deve essere compreso fino ad un massimo di 420 grammi, dopo i quali si paga una tassa ogni 10 grammi aggiuntivi (tassa di 0,005 euro per ogni 10 grammi: 520 grammi = 0,05 euro/bottiglia importata).
Negli Stati Uniti, la California è pioniera nell’implementazione di una comunicazione forte sul tema della sostenibilità ambientale, economica e sociale: qui è nato negli anni ’90 il primo programma di sostenibilità del vino da parte della Lodi Winegrape Commission. Le ricerche condotte sui consumatori americani e sul trade (retailers, ristoratori e distributori) evidenziano come i concetti di ambienti e sostenibilità sono sempre più importanti nella scelta di un vino.
Per maggiori informazioni, il link alle slides dell’intervento integrate della bibliografia: Marketing del vino: la sostenibilità e le etichette ambientali
Elena Roppa
Marketing Manager e Donna del Vino del Friuli Venezia Giulia