Il gaglioppo è un vitigno autoctono della Calabria, di cui ci parla la donna del vino Luciana Nicoletta Marino, enotecaria e sommelier.
Luciana Nicoletta Marino, enotecaria e sommelier, unisce la passione per il vino, inteso come bevanda simbolo di storia e cultura del nostro popolo, ad una passione quotidiana. Questa e molto altro è la sua storia, un sunto della sua carriera.
Dalle sue parole e dai sui racconti si capisce l’amore per la sua terra, per il suo lavoro e per il nettare di Bacco.
Sin da giovane avevo interesse per l’enologia, ma la svolta vera della mia vita avverrà quando da giovanissima sposai Raffaele che aveva rilevato la vineria del padre. L’attività era stata aperta dalla famiglia Marino nel 1925, come mescita di vino sfuso sia in botticelle che in damigiane. Una realtà storica quindi, nell’aristocratica città di Crotone, fondata nel 710 A.C per ordine dell’oracolo di Delfi e consacrata a Dionisio in virtù del suo agro capace di esprimere da millenni vini come il Cirò.
La mia svolta
Nel 1976 Raffaele decise di trasformare la vineria in enoteca. Una svolta importante basti pensare che era, a quel tempo, la quarta in Italia. Non fu impresa facile; i clienti non erano pronti a questo tipo di cambiamento. Erano tempi duri e decisi, così, di affiancarlo.
Entrai in enoteca in punta di piedi. La presi come una vera e propria sfida personale non facendomi abbattere dai pregiudizi di chi mi vedeva inadeguata in un’attività praticamente maschile. Teniamo conto che eravamo agli inizi degli anni ottanta al Sud. Iniziai a dare un tocco di femminilità a ogni iniziativa. Il vino iniziava a cambiare volto, da volgare bevanda da taverna a raffinata prelibatezza destinata anche ai palati esigenti. Un piacere da gustare e accompagnare cibi di varia natura, secondo le sfumature del Sud, ma anche per allietare incontri sociali.
Iniziai a studiare, mi dissi il vino è storia è cultura e come tale va divulgato. Decisi cosi di conoscere il vino dal vivo. Mi recai in diverse aziende vinicole di tutta Italia e anche in Francia a Reims per partecipare ad un master in Champagn,e infine conseguii il titolo di sommelier.
Iniziai a organizzare delle serate a tema con appassionati nel settore ma anche semplici neofiti. Mi veniva facile parlare di vino. Mi sono accorta di avere una certa empatia nel rapporto con i clienti, infatti, riesco a capire facilmente le sfumature e centrando perfettamente il gusto e le loro esigenze. Ho organizzato, presso la mia enoteca, aperitivi d’autore con gli chef dei nostri ristoranti e partner.
Ho insegnato tecniche della degustazione nell’istituto alberghiero di Le Castella a Crotone. Ho collaborato come organizzatrice e coordinatrice con la Camera di Commercio per il progetto di vini Calabria. Sempre con la Camera di Commercio di Crotone, ho collaborato nell’organizzazione della manifestazione “Gioie di vita “ abbinando un vino ad un gioiello dell’orafo delle dive, Gerardo Sacco. Ho tenuto una rubrica sui vini su un giornale locale.
Tante le soddisfazioni in questi anni, ma quello che mi ha inorgoglita di più è stato nel 2012 quando il Gambero Rosso, in occasione del suo 25 esimo anniversario, ci ha inseriti tra le 780 eccellenze d’Italia e negli ultimi 25 anni ci ha inseriti costantemente come migliore enoteca in Calabria.
Il mio vino preferito è il Cirò Superiore Riserva,un vino ricco di profumi mediterranei. Prodotto con Gaglioppo in purezza, una tra le varietà autoctone più coltivate in Calabria e presenta un’identità distinta dal Magliocco.
Molti studi sono stati fatti su questo vitigno che hanno portato alla realizzazione di un libro “ Il Gaglioppo e i suoi fratelli “ dove è evidenziata la parentela genetica con il San Giovese.
Il Gaglioppo viene allevamento ad alberello, palmetta o spalliera con cordone speronato orizzontale. Vitigno rustico resistente alle gelate e alle salinità del suolo ma ha una scarsa resistenza alla siccità. Un vino dal colore rosso rubino, al naso prevalgono note balsamiche con sentori di frutta e in evoluzione note speziate di liquirizia e cioccolato.
In bocca certamente non delude i tannini quasi nascosti ma ben presenti, alcool ai livelli giusti e una buona persistenza.Un vino armonico,intraprendente e dinamico. L’abbinamento ideale è certamente con la classica cucina calabrese. Magari con un agnello al forno, ma va benissimo anche con una bruschetta di pane casareccio con la ‘nduja e un formaggio pecorino stagionato. Un vino da bere con gli amici e non solo.
Il mio motto?Chi non beve vino ha qualcosa da nascondere.
Contributo a cura di Camilla Guiggi, donna del vino e sommelier