Naike Bertola, le giovani Donne del Vino

Naike Bertola, le giovani Donne del Vino

Fabiana Romanutti, direttore responsabile ed editoriale della testata quantobasta.it, presta la sua penna a DNews, il mensile de Le Donne de Vino, allegato al Corriere Vinicolo per raccontare, in una nuova rubrica, le giovani Donne del Vino e condividere i pensieri, le problematiche, ascoltare i loro suggerimenti e conoscere il loro sguardo sul futuro del vino al femminile. Il terzo appuntamento è con Naike Bertola, quinta generazione dell’ Azienda Agricola Pratello in Lombardia

LE GIOVANI DONNE DEL VINO: NAIKE BERTOLA

E’ entrata nel mondo del lavoro molto presto e, nonostante la sua giovane età, ha vissuto esperienze lavorative importanti. Appassionata e determinata, per lei sostenibilità non è solo un concetto ecologico ma una filosofia di vita e Pratello una fattoria a 360°.

Il vino, un colpo di fulmine o un lento innamoramento?
A dire il vero nessuna delle due cose. Il vino è sempre stato una costante nella mia vita. Sin da quando ero piccina, di nascosto i nonni ci facevano inzuppare il pane nel calice di rosé (sì… perché qua sul lago di Garda da sempre anche le generazioni più datate bevono rosé) alle merende tra i filari con mio fratello e i miei cugini. Non ho mai pensato di fare un altro lavoro o di cambiare la mia strada. è avvenuto tutto con un’estrema naturalezza,
senza alcuna forzatura, nemmeno da parte della nostra famiglia. Il vino ha sempre rappresentato per noi la quotidianità: crescendo è cambiato l’approccio che avevamo a quel mondo ed è cresciuta con me la consapevolezza di volerne far parte.

Quinta generazione nell’Azienda agricola Pratello, una grande responsabilità?
Eh sì assolutamente! Diciamo che io e mio fratello sentiamo tutta questa responsabilità sulle spalle ma allo stesso tempo siamo estremamente motivati ed entusiasti che i nostri genitori ci abbiano lasciato spazio di azione fin dalla giovane età, coinvolgendoci, ma senza mai forzarci troppo nelle scelte (cosa che non è così scontata) e credendo in noi in ogni momento. In generale prendere le redini di un’azienda vitivinicola è impegnativo… e lo è a maggior ragione in un’azienda dinamica e completa come la nostra. Pratello non è solo vino e definirla cantina è piuttosto riduttivo. Pratello è una fattoria a 360°, che include anche l’agricoltura e l’allevamento. Il mondo del vino dà tanto ma allo stesso tempo richiede tanta, tanta dedizione, volontà e sacrificio, sentimenti che ho ereditato dalla mia famiglia ma soprattutto da mio nonno, che purtroppo ci ha lasciato quest’anno; anche per questo mi sento ancora più investita di responsabilità: oltre che lavorativa e “aziendale” soprattutto un’eredità di vita e di insegnamenti.

Una famiglia molto unita, che insegnamenti le hanno trasmesso i suoi genitori?
Sicuramente i valori più importanti sono, come già detto, la passione, la dedizione, il rispetto e il grande valore della famiglia, che comprende anche la gentilezza e l’ascolto dell’altro; insegnamenti che ad oggi mi rendo conto essere sempre più rari. In particolare, dedizione e sacrificio, a mio avviso, stanno venendo un po’ a mancare tra le nuove generazioni, in quanto manca la necessità… Nel troppo benessere si tende a dare per scontato ciò che si ha e stare accanto alla mia famiglia mi ha permesso invece di non darlo mai per acquisito e di impegnarmi perché ciò che è stato costruito con fatica e dedizione sia portato avanti anche in futuro.

Come anticipava prima, non vi definite semplicemente una cantina, ma un’azienda a 360°. Può descriverci la vostra realtà?
Esattamente. Pratello nasce e si sviluppa come fattoria. è dunque un’azienda che non si occupa semplicemente di vino o di produrre materie prime, ma le lavora, le trasforma e soprattutto le valorizza. è grazie a questa diversificazione e attenzione al prodotto, che segue una filiera di produzione e lavorazione a metro 0, che riusiamo a far emergere al meglio il concetto di circolarità; di conseguenza la sostenibilità aumenta.

“L’agricoltore è più che svolgere un mestiere”: una frase di Dante Bertola. Che emozioni le dà fare questo lavoro?
Credo che non ci siano migliori parole di quelle utilizzate da mio nonno per descrivere le emozioni che questo lavora ti dona… “Non perché sia facile, non lo è, non perché dia notorietà, non la dà, non perché dia ricchezza, non la dà. è solo perché so quel che son e so quello che provo: è orgoglio, soddisfazione e lavoro onesto. è dormire bene ogni notte ed essere contenti di lavorare ogni mattina”. Questo è quello che viviamo e proviamo quotidianamente.

La cantina Opera Roses nasce da una sua intuizione, ce ne può parlare?
Più che un’intuizione, è nata dal desiderio ben preciso di valorizzare la vera identità del nostro territorio, un territorio da sempre di vocazione “rosa”. Come detto prima, per noi il vino rosa è legato a bellissimi ricordi d’infanzia ed è stato per noi naturale fare questa scelta. è stato sicuramente un azzardo, un’avventura, in quanto il rosé in Italia è ancora un vino poco diffuso e poco popolare. Tuttavia, siamo stati avvantaggiati dal collocamento dell’azienda; Il vino rosa è un simbolo autentico della Valtenesi, un territorio di luce che esprime la sua essenza in ogni calice di rosé. Opera Roses è al momento la prima cantina, in Italia, specializzata esclusivamente all’arte e alla scienza della produzione di rosé fermi, e di questo andiamo molto fieri.

Che cosa significa essere sostenibili oggi?
La sostenibilità per noi vuol dire sostenere, nutrire proteggere… La sostenibilità non è un concetto solo ecologico ma ben più profondo: è un atteggiamento, una filosofia di vita, è una ricerca costatante, è il voler migliorare tutto quello che ci circonda e tutto quello
che è dentro di noi.

Come le giovani generazioni vedono il futuro del vino?
Il mondo del vino oggi è un mondo con ampia concorrenza; grazie alla globalizzazione oggi si possono assaggiare vini eccellenti da tutto il mondo. Quello che, secondo me, rappresenta il futuro nel vino per le giovani generazioni è sviluppare la territorialità.
Questo significa dare sempre più spazio ai vitigni del territorio. In azienda già da tempo si è fatta questa scelta in controtendenza con le scelte “commerciali”, per esempio interrompendo la produzione di alcuni vini per dare più spazio ai vitigni territoriali, che hanno per assurdo meno riconoscimento sul mercato ma una maggiore unicità e identità. è questo che rende il prodotto unico, di nicchia, e permette di far fronte alla sempre crescente concorrenza.

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