Summer school Sergio Ferrari, tre donne del vino presenti

Summer school Sergio Ferrari, tre donne del vino presenti

La prima edizione della SUMMER SCHOOL “Sergio Ferrari”, formazione specifica per una comunicazione corretta, documentata, sintetica, libera e responsabile, ha visto partecipare tre Donne del Vino

Liliana Savioli dal Friuli Venezia Giulia, Rosaria Benedetti dal Trentino Alto Adige, Paola Restelli dalla Puglia sono state ammesse alla partecipazione alla Summer School, selezionate sulla base dei loro profili professionali.

Destinata ai “Comunicatori” del vino – blogger, giornalisti e addetti stampa – la prima edizione della Summer School “Sergio Ferrari”, svoltasi nella settimana dal 18 al 22 settembre presso la Casa del Vino di Isera, promossa tra gli altri da Agriduemila, ha indubbiamente centrato gli obiettivi che gli organizzatori, in primis il Presidente prof Attilio Scienza e il direttore Nereo Pederzolli, si erano prefissi. Quelli di dare una visione approfondita e documentata dello stato dell’arte in tema di sostenibilità ambientale riferita al mondo del vino e alla viticoltura in particolare.

Sequenze ad ampio raggio, dalla storia delle mutazioni climatiche fino alla attualissima agricoltura di precisione passando per la ricerca e la genetica delle varietà, hanno letteralmente proiettato i corsisti nella precisa dimensione scientifica dell’attuale comparto della viticoltura, dando voce a soluzioni e proposte di altissimo livello.

L’ impostazione decisamente accademica delle lezioni del mattino ha avuto il suo risvolto dialettico durante le Tavole rotonde di approfondimento delle sessioni pomeridiane durante le quali non sono mancate le occasioni di dibattito, talvolta perfino acceso.

La formula “residenziale” ha instaurato un clima di estrema convivialità consentendo a tutti e 15 i partecipanti, di trovare spazi di condivisione e di proficuo scambio di opinioni.

Ciascun presente ha accolto con estremo interesse, per il proprio ambito di comunicazione e secondo modalità personali, tutte le approfondite informazioni che la Summer School attraverso i suoi relatori ha “affidato” ai corsisti in questa settimana di immersione totale.

Ospitiamo qui qualche commento concesso dalla cospicua, se non addirittura insuperabile quota rosa, in buona parte rappresentata da Donne del Vino, presente alla Summer School.

Rosaria Benedetti: Personalmente ho apprezzato particolarmente l’elevato spessore degli interventi, al quale dovrà fare seguito uno studio, forse non “matto e disperatissimo” come quello di Leopardi, ma fatto di volontà e applicazione personale, come suggeriva spesso Sergio Ferrari, senza i quali la conoscenza non può progredire: per essere credibili nella comunicazione ed elevarsi al di sopra delle schiere di semplici “tastieristi” bisogna studiare. Ma non solo, bisogna anche saper raccontare le conoscenze scientifiche con registri verbali consoni, una sorta di “volgarizzazione”, come l’ha definita il prof Scienza, una “traduzione” in linguaggi comprensibili dei saperi appresi. Tenuto poi conto del fatto che oggi l’autonomia di lettura ha una durata brevissima, sarà necessario narrare questi saperi con sintesi estrema con una sorta di didattica telegrafica.

Liliana Savioli: 5 giorni di gran impatto, tanti temi da cercar di “digerire”, un mare di nozioni che saranno la base di molte riflessioni, una visuale accademica di un mondo conosciuto e che appare sotto un’altra veste, tante informazioni da divulgare anche alle colleghe Donne del Vino, tanti contatti con docenti di altissimo livello che hanno cercato di far capire a tutti noi dei concetti decisamente ostici. E poi le tre uscite per prendere atto “sul campo” di quello che stavamo apprendendo in aula. Due aziende, Marzardo e Melinda, che fanno della eco sostenibilità il loro punto di forza, dei colossi con ancora un’anima. E poi La Fondazione Edmund Mach dove la ricerca e la comunicazione è a livelli irraggiungibili. In realtà le uscite, anche se non sembra, sono state quattro. Il modello di cooperazione della Casa del Vino, in cui alloggiavamo e studiavamo e ci sfamavamo e ci dissetavamo (insomma dove abbiamo vissuto per 5 giorni), è da prendere in esame alla luce delle informazioni ricevute. Insomma la Summer School Sergio Ferrari è stata un’esperienza di vita che darà dei risultati anche a lungo termine.

Paola Restelli: L’innovazione é soprattutto cultura interdisciplinare dove i fattori tecnico-scientifici si coniugano a quelli economici, sociali, di mercato e – non per ultimo – a quelli emozionali. La Summer School “Sergio Ferrari” ha portato ad Isera, presso la Casa del Vino Vallagarina, i migliori ricercatori italiani coinvolti nello studio dei cambiamenti climatici, del miglioramento genetico di varietà vitivinicole e portainnesti, della viticoltura di precisione e smart farming. Dopo un’alta formazione di questa caratura tocca a noi comunicatori riflettere sulla propensione del consumatore a recepire, comprendere ed accettare i risultati dell’innovazione tecnico-scientifica e le parallele evoluzioni della filiera agricola. Come lavorare sulla sua percezione? Associando la ricerca a tutti e tre i pilastri della #sostenibilità, coniugando l’innovazione alla salvaguardia delle tradizioni e del paesaggio e, in primis, rinforzando il rapporto di fiducia reciproca fra scienziati, agricoltori e consumatori finali. Per superare gli elementi ostativi di un settore ancora molto frammentizzato è indispensabile adottare un registro comunicativo chiaro e diretto, libero dagli estremismi e dalle approssimazioni. Un immenso grazie ad Attilio Scienza, Costanza Fregoni, Pietro Bertanza, Agriduemila Hub Innovation srl, Fondazione Edmund Mach per questa occasione di crescita umana e professionale.

Presenti alla Summer school anche due giornaliste e comunicatrici del vino, di cui le nostre socie hanno raccolto la testimonianza:
Letizia Simeoni: Cambiamento climatico, miglioramento genetico, sostenibilità, innovazione tecnologica, parole che spesso possono spaventare chi si occupa di agricoltura. Mentre in alcuni settori molte pratiche sono state accettate e sdoganate, in viticoltura c’è una certa resistenza ad accettare ed attuare tali pratiche. La “Summer School Sergio Ferrari” alla sua prima edizione ha aiutato i partecipanti a capire come sia importante l’informazione senza pregiudizi in merito a questa direzione. Direzione che verte sul rinnovamento tecnologico ed informatico nei processi di coltivazione, che sta andando a braccetto con le esigenze di produrre in modo sostenibile, nel rispetto delle fatiche dell’agricoltore e del consumatore che ricerca sempre maggiore qualità nel prodotto finale.

Astrid Panizza: Unire l’utile al dilettevole. È con questo presupposto che mi sono candidata alla Summer School Sergio Ferrari. La realtà, però, è andata ben oltre le aspettative. Ho trovato docenti capaci di spiegare concetti complicati usando parole comuni e mi sono immersa per una settimana in una bolla non solo di saperi, ma anche di relazioni da intessere giorno dopo giorno. Questa Summer School, quindi, non ha rappresentato solo un piccolo traguardo in più, ma un punto di partenza verso nuovi obiettivi.

Articolo a cura di Liliana Savioli e Rosaria Benedetti

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