Interviste alle giovani Donne del Vino di tutta Italia
Fabiana Romanutti, direttore responsabile ed editoriale della testata quantobasta.it, presta la sua penna a DNews, il mensile de Le Donne de Vino, allegato al Corriere Vinicolo per raccontare, in una nuova rubrica, le giovani Donne del Vino e condividere i pensieri, le problematiche, ascoltare i loro suggerimenti e conoscere il loro sguardo sul futuro del vino al femminile.
La prima intervista che riportiamo sul blog è dedicata a Marzia Varvaglione, Donna del Vino e Presidente AGIVI
LE GIOVANI DONNE DEL VINO: MARZIA VARVAGLIONE
di Fabiana Romanutti
Abbiamo scelto di ascoltare per prima Marzia Varvaglione, Donna del Vino della Puglia, per congratularci della recente nomina a presidente Agivi e per condividere con lei alcune riflessioni sulle prospettive e sugli obiettivi delle giovani Donne del Vino.
Marzia ricopre il ruolo di Business developer, direttore marketing and sales dell’azienda di famiglia, la Varvaglione 1921 di Leporano (Taranto), una delle poche aziende centenarie in Puglia. È stata una promessa della pallacanestro (ha giocato anche in Eurolega), e alcune sue metafore sportive ce lo ricordano. Per esempio: “Con il talento si vincono le partite ma è con il lavoro di squadra e con l’intelligenza che si vincono i campionati”. Soprattutto ciò vale se “il campionato che vogliamo vincere è quello del nostro futuro come imprenditori ed esseri umani”.
Che cosa ha significato per te l’elezione Agivi e quali aspetti ti sembra utile condividere con la nostra Associazione?
Agivi, l’Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani, rappresenta lo spirito giovane
di Unione Italiana Vini, con i suoi valori e i suoi obiettivi. L’obiettivo dei giovani è il futuro. Per me è stata una grande gioia e sarà una grande sfida di responsabilità. Dobbiamo tracciare una strada che abbia valore per il futuro. E il futuro sono i giovani, voglio
sottolineare con forza questo concetto. Le giovani Donne del Vino, preparate, coraggiose ed entusiaste possono e devono fare la loro parte. Spesso operano o hanno la responsabilità di aziende giunte alla terza e quarta generazione. Devono decidere
quindi quale contributo vogliono dare per portare in azienda e nel mondo del vino l’innovazione necessaria. Hanno il dovere di andare avanti e di conoscere bene
il mondo nel quale si apprestano a entrare da protagoniste.
Hai affermato che “se il mondo del vino è di chi ha esperienza, la comunicazione è dei giovani”, ci puoi spiegare meglio che cosa intendi?
Comunicazione significa oggi digitalizzazione, formazione continua, ma soprattutto comprensione di che cosa e di come si deve comunicare. Con costante attenzione, per esempio, a tutti i segnali che giungono da mercati mondiali incerti o da un’inflazione fuori controllo, oltre che dai cambiamenti di abitudini e di lifestyle dei consumatori. Il vino resta sempre un protagonista della socializzazione. Da giovani quali sono le giovani Donne del Vino, chi meglio di loro può parlare ai nuovi consumatori under 30-40? Ascoltare è una parola d’ordine: bisogna ascoltare il consumatore finale. Capire perché i giovani tendono a lasciare il vino e vanno su altre bevande. Trovare canali di comunicazione diversi. Noi donne abbiamo toni di voci diverse, narrazioni diverse. Dobbiamo imparare a usarle al meglio per farci capire e per raggiungere i nostri obiettivi.
Sostenibilità oggi è una parola chiave…
Sostenibilità vuol dire portare qualcosa di diverso nelle nostre aziende. Per me il significato di agire in modo sostenibile si avvicina soprattutto alla sua forma francese di durabilitè. Sostenibilità vuol dire perdurare nel tempo. Noi nuove generazioni abbiamo il dovere di fare tutto con ambizione e costanza.
Che cosa consigli alle giovani vignaiole della nostra Associazione?
Prima di tutto di fare rete, uno strumento di confronto indispensabile. Poi dico che le
donne non hanno bisogno di facilitazioni ma di empowerment, di flessibilità in alcuni momenti della vita – lo dico per esperienza personale visto che sono anche mamma – e di percorsi dedicati alla crescita. Investire nella formazione e nel talento potrebbe essere la strada giusta. Innovazione tecnologica, digitalizzazione, formazione cioè cultura: sarà sempre di più questo a fare la differenza anche nel mondo del vino. Non dobbiamo trovare scuse. Non esistono confini se non quelli che ci poniamo.
Da sportiva cosa pensi del dibattito vino vs salute?
Il giusto sta sempre nel mezzo. La parola d’ordine è moderazione. Ma anche questo dibattito è uno dei segnali ai quali dobbiamo porre attenzione, per capire perché i giovani scelgono altre bevande, per accettare o fare accettare in azienda che una minore gradazione alcolica dei vini oggi va valutata serenamente e seriamente.
Per concludere?
Dobbiamo essere preparate e iperconnesse. Abbiamo tanto da dare, ma non sacrificando i nostri spazi privati.