Tre Sommelier dell’Emilia Romagna si raccontano

Tre Sommelier dell’Emilia Romagna si raccontano

Tre Sommelier e Donne del Vino dell’Emilia Romagna ci regalano il loro pensiero sui vini o sui vitigni autoctoni della loro Regione. Vini conosciuti o poco conosciuti descritti attraverso le parole delle sommelier autoctone.

Antonietta Mazzeo La Madia Travelfood di Cesena, professione itinerante, mai noiosa o banale
Tanti anni fa, osservando una pianta di vite di mio nonno, mi sono resa conto, della mia ignoranza, nel mondo del vino. Ricordo mio nonno, raccogliere, pigiare, imbottigliare, ma tutto era “il quotidiano”, come per le olive e i pomodori… per il sostentamento della famiglia. Affascinata da questi ricordi ho iniziato a studiare. Dopo il diploma di sommelier AIS, ho frequentato: Master sullo Champagne, corsi vari di approfondimento, più che un lavoro, una passione, che con il tempo è cresciuta fino a farne una vera professione. Attualmente sono editorialista per La Madia Travelfood, tecnico ed esperto agroalimentare, delegata regione Emilia Romagna per Associazione Nazionale Donne del Vino. 
Determinante per la mia professione è stato l’incontro con la Direttrice della la Madia Travelfood, Elsa Mazzolini. Collaborare con una testata di 33 anni con l’autorevolezza che la distingue, mi ha dato una grande opportunità di crescita.

Antonietta Mazzeo
Antonietta Mazzeo

Alcune esperienze che hanno lasciato un’importante impronta nella mia vita professionale, sono state, senza dubbio, l’incontro con alcuni produttori, che ancora credono, nel potenziale della propria terra e degli autoctoni che la vivono. Il Montonico d’Abruzzo, grande e semplice vitigno che nel 1800 fu di grande sostegno economico per zona specifica abruzzese, che ci regala meravigliosi vini bianchi con grande potenziale enologico. Altro meraviglioso incontro con un’antica varietà di Gaglioppo, scoperto e vinificato in purezza da un giovane lungimirante innamorato di vitigni scomparsi, ho creduto molto nel potenziale di questi autoctoni e il trascorrere del tempo mi sta dando ragione. Ambasciatrice di entrambi i vini. 
Ma vivendo in Emilia Romagna, vorrei parlare di una varietà poco conosciuta. Il Famoso, vitigno autoctono romagnolo chiamato anche “Uva Rambela” pianta rustica che ben si adatta alle diverse condizioni climatiche, ci regala vini caratterizzati da aromi intensi simili al moscato, con grande varietà olfattive; in bocca si avverte immediatamente grande freschezza e morbidezza, il suo contenuto tenore alcolico, circa 12% di alcol… facilita gli abbinamenti. Antipasti di pesce, primi piatti semplici, formaggi freschi di Romagna, Squaccherone con piadina, Raggiolo… e molti altri.
Il mio motto è: per Aspera ad Astra “Attraverso le asperità fino alle stelle”.

Raffaella Melotti, di Bologna, veronelliana nel credo
Vino e cibo hanno rivestito un ruolo di primo piano nella mia vita. Da piccola imbottigliavo il vino con il nonno paterno, contadino, e leggevo i libri di cucina del nonno materno, negli anni cinquanta, cuoco e pasticcere in terra petroniana. Dopo studi aziendalistici, sfociati in un dottorato, conosco Francesco Lambertini, professore universitario e vignaiolo dei colli bolognesi, e collaboro con lui. Il lavoro di tanti anni al suo fianco in cantina mi ha permesso di apprendere sul ‘campo’ vari segreti ma anche la durezza della vita agricola. Poi, l’occasione, o il destino, mi hanno portato a conoscere FISAR. Dal 2014 avvio un percorso di crescita personale e professionale; il rigore, la disciplina, l’impegno associativo, all’interno della delegazione, stimolano in me il confronto e lo spirito critico.
La bellezza che ritrovo nel mio lavoro, sorretto da forte passione, passa dal servizio ad un galà, ad organizzare e gestire un banco d’assaggi, dal raccontare il vino, a fare degustazioni e a insegnare. Diventare direttore di corso e relatore FISAR mi ha “obbligata” ad accrescere le competenze, ancora in eccitante, per me, divenire.
Poi, l’incontro, anche se solo attraverso i sui libri, con Luigi Veronelli. Abbraccio il suo credo, riconoscendo come il mondo del vino, oggi non sarebbe lo stesso senza il suo impegno e la sua retta impostazione. Studio e leggo i suoi scritti, pungolo al mio fare quotidiano.

Raffaella Melotti
Raffaella Melotti

Due vini emiliani per voi: Colli Bolognesi Pignoletto Superiore e Lambrusco di Sorbara. Il primo, il cui vitigno Grechetto gentile esplode in un giallo paglierino, emana delicati profumi di piccoli fiori bianchi, mela e sul finale sottili sentori di agrumi e mandorla. Ed è matrimonio d’amore con un ghiotto antipasto di tigelle e salumi o con il più tradizionale tortellino in brodo. Il Lambrusco di Sorbara, di bella acidità ed effervescenza, leggera sapidità e note di piccoli frutti rossi e fragoline, inebria il palato e ben si accoppia al gnocco fritto con salumi o ad una croccante cotoletta alla bolognese.
Frase del cuore, di veronelliana memoria e spazio ad una volontà di conoscenza infinita: ‘Più invecchio, più vorrei trovarmi di fronte al noumeno del vino’.

Neria Rondelli blogger di Bologna della rubrica Gustosità di Neria
Ho deciso di intraprendere il percorso formativo di enogastronomo-sommelier nel 2000. Il vino è sempre stato una passione e qualche bicchiere lo bevevo senza saperne nulla o quasi. Spronata da un amico, già maestro sommelier, ho iniziato con qualche corso di avvicinamento, poi ho deciso di intraprendere la formazione completa di enogastronomo – sommelier. Ho seguito con entusiasmo le sessioni complete dei tre livelli previsti, dei successivi master di approfondimento e mi sono subito resa conto di essere entrata in un mondo pieno di emozioni, dove il vino rappresenta l’espressione della nostra preziosa cultura popolare. Dal 2002, anno del diploma AIES, non mi sono più fermata: ho continuato, con loro e poi dal 2006 con l’associazione EPULAE, ad organizzare corsi, eventi, meeting sull’enogastronomia, sulla cultura del vino e del cibo. Tutto questo mi ha permesso di acquisire professionalità e competenza. Nel 2012, Livia Elena Laurentino giornalista professionista e direttore della testata giornalistica ROCK and FOOD, mi ha proposto una collaborazione sono diventata così una blogger con la rubrica settimanale, Gustosità di Neria, in cui scrivo di cibo in abbinamento al vino per esaltarli entrambi.

Neria Rondelli
Neria Rondelli

Il vino della mia Regione che ho scelto è l’ORTRUGO, ottenuto dall’omonimo vitigno da sempre presente nel territorio piacentino, usato nel passato principalmente come uva da taglio, dimenticato, era quasi scomparso, poi ritrovato e recuperato negli anni ‘70. Alcuni viticoltori piacentini, vedendo le bellissime uve donate da questa vigorosa vite, hanno iniziato a sperimentare vinificazioni; con coraggio, hanno impiantato nuovi appezzamenti, dapprima estirparti per fare posto ad altre viti, ma con caparbietà e costanza hanno ottenuto, negli anni ‘80, la DOC per l’Ortrugo. La zona di produzione sono le quattro vallate della provincia di Piacenza: Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. Di questo gentile e delicato vino la tipologia storica è il frizzante, ma lo si vinifica anche in versione spumante e da qualche anno anche fermo. Il vino si presenta di un colore paglierino chiaro con riflessi verdognoli; al naso è delicato con profumi di biancospino e di frutta, dove la mela verde ne è protagonista. Al palato è fresco, secco, fine con un gradevole retrogusto amandorlato. Ė un vino piacevole, beverino, adatto a rinfrescare le calde giornate estive…lo si può gustare in qualsiasi momento della giornata. Conviviale e allegro è perfetto per l’aperitivo con gli amici. È bene berlo in annata per gustarne in pieno la sua freschezza. L’Ortrugo nella tipologia frizzante ė il giusto compagno ad antipasti di terra o di pesce, primi piatti leggeri, ravioli ripieni di ricotta, sformati di verdure, pietanze a base di carni bianche o pesce, formaggi semi stagionati. Temperatura di servizio 8 – 10 gradi.
Una frase che condivido è: “Il vino e il cibo sono un piacere, ma con moderazione”.

Contributo raccolto a cura di Camilla Guiggi, giornalista e sommelier

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