Montepulciano d’Abruzzo è un vitigno autoctono dell’Abruzzo, che raccontiamo grazie alla parole della enologa e sommelier Valentina Bianconi.
“Come e quando hai deciso di diventare sommelier?”
La mia passione per il vino nasce fin da bambina, quando compravo sempre libri sull’enologia. Alle scuole superiori ho frequentato l’Istituto Alberghiero “Di Poppa” a Teramo, specializzandomi nel settore sala-bar. È stato in quell’occasione, durante il concorso nazionale “Miglior Sommelier Junior”, dove ho partecipato in rappresentanza del mio istituto, che ho portato a casa un buon risultato posizionandomi tra i primi cinque migliori Sommelier Junior d’Italia. Proprio questa esperienza ha cambiato la mia vita. Mi sono subito iscritta al corso Sommelier e più passava il tempo e più capivo che quella era la mia strada, così mi sono laureata in Viticoltura ed Enologia a Teramo nel 2014.
Qual è il tuo vino del cuore scelto tra i vitigni autoctoni d’Abruzzo, perché e con quale cibo lo abbineresti?
Il mio vino del cuore, ovviamente da buona abruzzese, è il Montepulciano d’Abruzzo, difatti ho deciso di scrivere di questo vitigno proprio perché ho dei bellissimi ricordi legati ad esso che ho condiviso con i miei amici dell’Università, con i quali ho trascorso gli anni più belli e spensierati.
Importante nella mia formazione è stata la figura di mia madre. Lei mi ha sempre appoggiato e inculcato valori quali umiltà, rispetto, dedizione al lavoro, sacrificio, sincerità e molto altro. Valori con i quali sono cresciuta e sono diventata la donna che sono oggi.
Il Montepulciano d’Abruzzo, presente ampiamente nella Regione Abruzzo, è il vitigno a bacca nera più coltivato in tutte e quattro le province.
Ha ottenuto la DOCG “Colline Teramane” con Decreto Ministeriale 20/02/2003.
Si hanno sue notizie storiche fin dal 1700, più precisamente nel 1792 lo si ritrova menzionato nell’opera di Michele Torcia “Saggio itinerario Nazionale pel Paese dei Peligni”, dove si attribuisce la sua origine al territorio della “valle Peligna”. Nell’area teramana, invece, le sue prime testimonianze storiche sono ancora più antecedenti e si fanno risalire allo storico greco Polibio (206 a.C.- 124 a.C.), che menziona tale vitigno, nelle sue opere relative alle gesta di Annibale, come presente nell’area teramana.
Il Montepulciano negli anni si è rapidamente diffuso in tutta la Regione grazie alle sue caratteristiche ed attitudini colturali, ovvero vigoria media, portamento semi-eretto della vegetazione, predilezione per terreni a medio impasto, profondi con buona esposizione, optimum per clima caldo e asciutto (ma sopporta bene anche le gelate primaverili).
Il Montepulciano d’Abruzzo è un vitigno molto versatile dal punto di vista della metodologia produttiva, poiché a livello enologico si presta bene ad essere lavorato in svariati modi.
Si possono ottenere cerasuoli, vini rossi, ma anche passiti. Per quanto riguarda il Cerasuolo d’Abruzzo è un vino che a prima vista ricorda il colore delle “cerase” (ciliegie), il cui profumo richiama il lampone e il melograno. È dotato di buona freschezza e sapidità, al gusto è avvolgente grazie ai suoi tannini morbidi soprattutto in abbinamento al brodetto abruzzese.
Se lavorato tal quale invece, il Montepulciano d’Abruzzo dà vita ad un vino dal colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee e riflessi granati dopo l’invecchiamento. Se bevuto giovane è molto piacevole ed all’olfatto regala un bouquet che va dai frutti di bosco ai frutti rossi (mora, amarena) ma anche confettura. Si distinguono bene anche note di tabacco, liquirizia e note eteree. È un vino olfattivamente complesso, soprattutto se prendiamo in considerazione un Riserva o comunque un Montepulciano di almeno 3-4 anni di invecchiamento. Al gusto risulta pieno, intenso, persistente e con tannini vellutati. Ottimo l’abbinamento con carni rosse, in generale, come l’entrecôte di manzo. Perfetto con gli arrosticini, spiedini di carne di pecora cotti alla brace, piatto simbolo dell’Abruzzo.
Per quanto riguarda i vini passiti sono vini dolci dotati di un colore che ricorda l’inchiostro. Il naso ampio comprende frutta rossa matura, confettura di mirtilli e di more, note di violetta, ma anche di cioccolato e spezie. Al gusto riempie la bocca, risultando dolce e dotato di un tannino vellutato e persistente; si abbina molto bene con i dolci tipici locali, ma può essere anche bevuto come vino da meditazione, ovviamente in un bicchiere ampio così da poter esaltare tutte le note aromatiche appartenenti a questa tipologia.
Contributo raccolto a cura di Camilla Guiggi, sommelier e Donna del Vino della Lombardia
Ottimo…..articolo ben esposto e comprensibile. .complimentiiii …..
Grazie Ada per il tuo feedback, ci fa molto piacere!
Bravissima Valentina grande professionalità brava
Davvero complimenti per il lavoro svolto!!!
Credo che sia assolutamente da lodare e divulgare.