Vitigni della Basilicata: Aglianico

Vitigni della Basilicata: Aglianico

Vitigni della Basilicata: la Donna del Vino Carolin Martino ci racconta dell’Aglianico del Vulture. Carolin è Presidente del Consorzio Tutela Aglianico del Vulture dal 2014 e Delegata Regionale dell’Associazione Donne del Vino della Basilicata, e si occupa, insieme al padre Armando, della storica azienda Martino situata in Rionero in Vulture.

Carolin Martino ci racconta uno dei vitigni della Basilicata: l'Aglianico
Carolin Martino ci racconta uno dei vitigni della Basilicata: l’Aglianico

Tra i vitigni della Basilicata, l’Aglianico ha origini millenarie essendo giunto nel Mediterraneo con i primi insediamenti delle colonie greche, come testimoniato dal suo nome originario, Ellenico o Ellanico, la cui pronuncia si è modificata nel periodo della dominazione spagnola tra il XV – XVI secolo, sostituendo la doppia “l” spagnola in “gl”.

La vite è una pianta itinerante, anche l’Aglianico si è diffuso e adattato molto bene con i diversi climi dell’Italia meridionale. Le testimonianze più celebri del vitigno risalgono all’epoca romana e si devono al poeta venosino Quinto Orazio Flacco con il suo “Nunc est bibendum”.

La coltivazione dell’Aglianico è stata portata in Basilicata dagli antichi greci e incentivata poi dai Romani, soprattutto intorno al massiccio del Monte Vulture, un antico vulcano inattivo contornato da paesaggi fiabeschi con castelli e casali fatti costruire dall’Imperatore Federico II di Svevia.

Aglianico vitigno “scontroso”
L’Aglianico è un vitigno “scontroso”: matura tardi, è difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare. Intenso e ruvido in gioventù con tannini che richiedono tempo per ammorbidirsi, ma la bella acidità gli assicura il tempo necessario perché si smussino tutte le asperità. Inimitabile nei sentori di viola, amarene, sottobosco e piccoli frutti. Importantissima la vinificazione che lo può rendere banale o eccelso.
L’Aglianico raggiunge espressioni eccellenti in Basilicata, principalmente alle pendici vulcaniche del Vulture.

Aglianico del Vulture
L’Aglianico del Vulture è stata la prima DOC regionale, riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica del 18 febbraio 1971 e si estende su un territorio che comprende quindici comuni, situato a nord-est della regione Basilicata.
Nel 2010 è stata ottenuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, DOCG, per le due tipologie Superiore e Riserva dell’Aglianico del Vulture. La DOCG rappresenta il riconoscimento di maggior prestigio, previsto dalla normativa italiana, concesso solo a quei vini che si collocano al vertice della piramide della qualità.

La zona del Vulture in Basilicata
La zona del Vulture in Basilicata

Il profilo sensoriale dell’Aglianico regala note vinose in gioventù per poi divenire complesso con l’invecchiamento; al palato è asciutto, sapido, sostenuto da una forte freschezza, tannico tanto da necessitare spesso di affinamento in legno grande o piccolo.
L’Aglianico del Vulture è caratterizzato da sentori di violetta, ciliegia matura e tabacco; l’Aglianico di Taurasi, da petali di rosa, ciliegia marasca, chiodi di garofano, pepe nero, liquirizia e tabacco; l’Aglianico Taburno, da aromi meno speziati e più fruttati, soprattutto more e ribes e nero.

L’Aglianico è quasi certamente il vitigno con cui i Romani facevano il magico Falerno, la prima DOC del mondo: per la prima volta il vino si è identificato nel territorio (Agro Falerno che aveva il cuore nella zona tra Mondragone, Falciano e Carinola, ai piedi del Monte Massico).

FOCUS SULL’AGLIANICO DEL VULTURE
L’Aglianico del Vulture DOC è prodotto in due tipologie, base e spumante, da uve Aglianico del Vulture, provenienti da vigneti situati in 15 comuni dell’area del Vulture in provincia di Potenza. La produzione dei vigneti non deve superare le 10 tonnellate per ettaro, con una resa massima delle uve in vino non superiore al 70%. L’immissione al consumo dell’annata è possibile solo a partire dal 1 settembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve.

La menzione DOCG è riservata al vino prodotto con uve Aglianico del Vulture provenienti dalla stessa area della DOC, ma da vigneti che abbiano una produzione massima di 8 tonnellate per ettaro. La resa massima di uva in vino è del 65% per cui da un ettaro di vigneto non potranno essere prodotti più di 52 hl divino. Questo vino può essere immesso al consumo solo dopo il 1° novembre del terzo anno successivo a quello di produzione delle uve a seguito di un periodo di invecchiamento di 12 mesi in botte di legno e almeno 12 in bottiglia. La Riserva richiede 5 anni di invecchiamento di cui almeno 24 in botte di legno e 12 mesi in bottiglia.

Nel 2010 la superficie viticola lucana iscritta all’Albo dei Vigneti DOC è stata pari a 1.283,66 ettari, dislocata per il 93% nell’area del Vulture; anche la distribuzione territoriale delle aziende vitivinicole per area di produzione DOC conferma nuovamente l’area del Vulture come territorio privilegiato per gli insediamenti produttivi: 60 sono attualmente le Aziende che producono Aglianico del Vulture, il 68% di quelle lucane che commercializzano con proprio marchio, con un’offerta di 139 etichette e una produzione annua pari a 3.717.200 bottiglie.

Contributo raccolto da Camilla Guiggi, sommelier e Donna del Vino della Lombardia

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