Vini d’Abruzzo: 3 vignaiole li raccontano secondo la loro esperienza diretta, dal Montepulciano al Passerina e al Falanghina
Affacciato sul Mare Adriatico, con alle spalle il Gran Sasso, la Majella e il monte Velino, l’Abruzzo gode in una biodiversità unica espressa anche nei suoi vini. Tre produttrici raccontano l’amore per la loro terra.
Il vitigno principe dell’Abruzzo è il Montepulciano, e Stefania Bosco lo presenta nella versione Cerasuolo, ottimo compagno della cucina del territorio, ma la regione è anche ricca di vitigni a bacca bianca, come il Passerina di Ersilia di Biase o il Falanghina di Aurelia Mucci, ottimi vini e ottimi abbinamenti con i grandi piatti di pesce che i ristoranti della costa Adriatica propongono.
Il Cerasuolo D’Abruzzo DOC raccontato da Stefania Bosco, Azienda Bosco Nestore, contrada Casali, 147, Nocciano
Il bellissimo il color rosa ciliegia del Cerasuolo d’Abruzzo DOC, è accompagnato dall’invitante sapore di ciliegia che arricchisce il parco aromatico floreale, sorretto da un morbido corpo e un piacevole fondo tannico che apporta freschezza ed equilibrio al vino. L’abbinamento è con i piatti di non troppa struttura, come antipasti di verdure, zuppe di pesce, e carni bianche. Ottimo anche in abbinamento con la nostra tanto amata pizza.
Stefania Bosco – Azienda Bosco Nestore
L’azienda Bosco Nestore, fondata dal bis nonno Giovanni, nasce nel 1897. Gestita dal fratello Nestore (enologo) e da Stefania, è alla quarta generazione ed è una tra le più storiche cantine abruzzesi. Storicità, passione e amore, si percepiscono passeggiando nei lunghi tunnel sotterranei, dove tra le grandi botti e le barriques, e coricate nelle nicchie di affinamento, riposano circa 200.000 bottiglie di vino per lo più Montepulciano d’Abruzzo DOC. In cantina l’itinerario prevede la visita all’archivio storico delle bottiglie e al museo del vino e dell’arte contadina.
“Se penso al mio futuro, lo immagino sicuramente nelle tenute di famiglia, mentre passaggio con mia figlia Giuliana e le racconto del nutrimento avuto dalla mia famiglia, dalla mia terra, dalla mia passione e dai miei valori. Non saprei vedermi diversamente. Siamo a Nocciano in provincia di Pescara, un territorio di circa 60 ha, dove produciamo frutti che trasformiamo da circa 120 anni. Mi sento indissolubilmente fusa con questa terra, ovunque mi giro, sento pulsare la Madre Terra alla quale noi dobbiamo tutto.
Per scelta della famiglia mi sono specializzata negli studi contabili/amministrativi che sono stati la base dalla quale partire, per poi passare a tutte le varie qualifiche professionali quali: Sommelier, Assaggiatore vino, Assaggiatore Olio Extra Vergine d’Oliva, Master in Marketing Vinicolo e Guida turistica per meglio accogliere l’enoturistica in azienda.
Spesso mi dicono ironicamente che ‘il vino scorre in me’ e sono cresciuta con la consapevolezza di appartenere a questo mondo, nel bene e nel male; è un legame indissolubile.
Sono l’artefice dell’immagine “Donna Bosco”. Una linea di vini Doc per dar voce, attraverso le etichette, – quadri raffiguranti volti femminili realizzarti dalla Pittrice Lilliam Agostinone-, alle donne della famiglia Bosco. Donne che hanno saputo apportare alto valore aggiunto senza mai esporsi”.
Sono orgogliosa Donna del Vino dal 2003!!!
Il mio motto? “Perché dopo tutto, domani è un altro giorno”
Il Passerina Colline Pescaresi IGT raccontato da Ersilia di Biase, Cantina di Biase (via Leonardo Pedruzzi, 87, Città Sant’Angelo, cantinadibiase@yahoo.it)
Il vino ha un bel colore giallo paglierino con riflessi dorati. Il delicato bouquet è caratterizzato da un piacevole sentore di note di fiori bianchi, che rilasciano in bocca un sapore fresco e fruttato. Le sue caratteristiche lo rendono particolarmente adatto ad accompagnare le specialità marinare, soprattutto le crudità. È altrettanto ideale per un ricco aperitivo e con secondi piatti a base di carni bianche.
Ersilia di Biase – Cantina Di Biase
Nel 1989 nasce l’azienda vitivinicola Di Biase, negli anni il progetto di amore iniziale si è ampliato giungendo oggi ai 150 ettari di vigneti dislocati nelle province pescaresi, e ad una produzione annua di 30.000 ettolitri di vino. Lo sguardo è sempre attento all’eccellenza del prodotto e all’innovazione tecnologica, nell’intento ultimo di trasporre il florido passato nel presente, in cui gli autoctoni Montepulciano e Pecorino d’Abruzzo costituiscono il più grande orgoglio della famiglia Di Biase. Accanto ad essi, vengono coltivate anche varietà alloctone, tra cui i francesi Merlot, Pinot Grigio e Chardonnay, e i classici Moscato, Trebbiano e Passerina.
“Voglio iniziare la mia presentazione partendo dalla terra a cui sono particolarmente legata: da bambina vi ho trascorso momenti felici, ricchi di giochi e feste ed è qui, da adulta, che è iniziata la mia carriera lavorativa. Appena laureatami, dopo cinque anni di studi fuori dalla mia amata regione, ho sentito il bisogno di farvi ritorno, spinta dal richiamo verso un progetto d’amore per la vite che mio nonno intraprese. Il primo progetto a cui lavorai fu proprio quello di dare un nome ed un’identità all’ultima arrivata come me, la Passerina; così pensai di legare il mio presente al mio passato, associando in modo naturale il vino alla sua provenienza: una distesa di migliaia di viti che incorniciano un’antica torre, Torre Regia.
Mi occupai anche di “vestire” quella che ormai è diventata nel tempo la mia “creazione”, realizzando un’etichetta, ricca di colori caldi, in linea con la brand image e la brand identity aziendale, e, allo stesso tempo, inserendo un elemento unico che la differenziasse dagli altri vini della stessa gamma: un piccolo brillantino all’interno del rosone che rappresenta in modo stilizzato la torre e richiama la limpidezza del vino”.
Il Falanghina Terre di Chieti IGT “Cantico” raccontato da Aurelia Mucci, Cantine Mucci (contrada Vallone di Nanni, 65, Torino di Sangro)
Il Cantico Falanghina Terre di Chieti IGT, ha caratteristiche organolettiche che lo rendono molto complesso, grazie alla lavorazione in acciaio per il 50% e grazie al restante barrique con travaso a fine bâtonnage. Il risultato è dato da un vino dal color paglierino, intenso, con profumi floreali e di frutti maturi come la pesca e il melone. La bocca vellutata accompagna un corpo importante, di grande intensità e di lungo retrogusto. E’ il compagno ideale di tutto il pasto, ma si esalta con gli antipasti e con il pesce.
Aurelia Mucci – Cantine Mucci
Una storia antica quella della famiglia Mucci, nata nel 1895 da Luigi Mucci, e si tramanda di generazione in generazione, puntando sulla qualità e rimanendo sempre in una dimensione famigliare. Sita tra il borgo di Torino di Sangro e il fiume di cui porta il nome la cantina, non lontana dal mare, gode delle brezze che dall’Adriatico risalgono fino ai monti della Majella, rinfrescandone le temperature. I vitigni più coltivati sono quelli autoctoni quali il Montepulciano e il Trebbiano d’Abruzzo, la Falanghina, il Pecorino, ma nelle vigne si trovano anche filari di Merlot, Cabernet e Sangiovese.
“Con orgoglio, insieme a mio fratello Valentino e con il supporto della nostra famiglia, portiamo avanti la nostra azienda, che è arrivata alla sua quinta generazione. Tradizione, passione ed intuizione sono state le qualità trainanti che ci hanno condotto all’affermazione nel campo della produzione dei vini di qualità.
Il mio vino preferito? lo sono tutti indistintamente!
Credo che ogni produttore ami tutti i suoi vini, cosi come un genitore ama tutti i suoi figli in modo incondizionato. In particolar modo però, amo la Falanghina Cantico, forse perché fu una sfida per mio padre che la volle impiantare qui in Abruzzo a tutti i costi.
Anche se all’epoca il disciplinare non lo permetteva ancora … mio padre me ne parlava tutti i giorni perché per lui era un vitigno dalle grandi potenzialità soprattutto per quei bianchi da invecchiamento. Comprava una bottiglia ogni volta che andava a consegnare il nostro vino nella vicina Campania, ed insieme, la si degustava e si facevamo grandi progetti.
Quando poi il disciplinare permise all’Abruzzo di impiantarlo come una IGT Terre di Chieti, fummo i primi.
Col tempo poi, ho constatato che mio padre era stato lungimirante nell’avere delle grandi aspettative su questo vitigno, ed io me ne sono innamorata sempre di più per la sua versatilità e carattere che ci hanno permesso creare grandi vini”.
Contributi raccolti a cura di Cinzia Tosetti, giornalista e sommelier.
Bello leggere queste storie bellissime di “ragazze” Abruzzesi come me. Grazie per quello che fate per diffondere sempre più la cultura del Vino…of course…e sempre forza Abruzzo! complimenti magiche DDV.